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Didattica musicale inclusiva

Quando si parla di didattica musicale inclusiva, quindi di processi di inclusione, non si comprende fino in fondo che cosa si intende e soprattutto come attuarla.

Includere significa usare una strategia per farsi che tutti possano andare avanti, cooperando tra di loro, la UDL lo spiega bene.

Cos’è la UDL?

L’ Universal Design for Learning – UDL è un approccio all’insegnamento finalizzato ad offrire pari opportunità di successo a tutti gli studenti, con la necessità di una progettazione universale con l’intenzione di tenere in considerazione una serie di difficoltà meno visibili all’interno della didattica.
Nasce nel 2008 all’interno di Centre for applied special technology.

Il principio fondamentale dell’UDL è che non esiste uno studente “medio” e che, anzi, ogni individuo impara in modo diverso sulla base di molteplici fattori: fisici, emotivi, comportamentali, neurologici e culturali. Scopo dell’Universal Design for Learning è dunque quello di migliorare l’esperienza educativa di tutti gli studenti introducendo metodi più flessibili di insegnamento e valutazione e dando vita a lezioni realmente inclusive che si adattino a tutte le tipologie di studenti.

Quindi non ci si focalizza più sul problema e ma si parte dalla criticità per trasformarla in risorsa educativa e pedagogica, cosi promuove l’utilizzo di una varietà di metodi di insegnamento allo scopo di rimuovere qualsiasi ostacolo all’apprendimento e fare in modo che gli studenti imparino nelle modalità con cui si trovano più a loro agio.

La didattica, l’esperienza educativa e di apprendimento come momento di flessibilità ed allenamento creativo davanti alla diversità, sia da parte dell’insegnante sia da parte dell’alunno, senza fare distinzioni.
Ogni studente ha infatti specifiche modalità di coinvolgimento, specifici metodi di acquisizione delle informazioni e diversi mezzi di espressione con cui dimostrare ciò che ha imparato.

Mentre alcuni si divertono a leggere un testo, altri imparano facendo; mentre alcuni preferiscono completare le attività manualmente, altri preferiscono usare materiali didattici digitali; etc.

Gadner afferma che esistono varie intelligenze e quindi varie modalità di apprendere e funzionare nel mondo.

I benefici dell’UDL

Progettare la didattica secondo i principi dell’Universal Design for Learning consente di:

  • fare affidamento su una struttura studiata per ridurre le barriere all’apprendimento;
  • fare in modo che gli studenti abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno per raggiungere gli obiettivi di apprendimento;
  • presentare le informazioni in modi che si adattano allo studente, invece di chiedere allo studente di adattarsi ai contenuti forniti;
  • abbassare lo stress dello studente;
  • aumentare il coinvolgimento di tutti gli studenti;
  • rendere gli studenti più consapevoli e sicuri;
  • rendere la programmazione dell’insegnante omogenea;
  • abbassare le ore di lavoro e di stress dell’insegnante.

I principi base dell’UDL

UDL si basa su 3 principi fondamentali:

  1. Fornire molteplici mezzi di coinvolgimento
  1. Fornire molteplici mezzi di rappresentazione
  1. Fornire molteplici mezzi di espressione

Utilizzando queste 3 semplici modalità possiamo creare una didattica flessibile e alla portata di tutti.
Quindi includere non significa utilizzare modalità, strategie diverse per ogni singolo studente, ma crearne una flessibilie e modificabile, partendo dalle criticità degli studenti per farle diventare punti di forza.

Bisogna cambiare il paradigma…

Criticità=problema da eliminare, punto debole

Ma trasformalo in

Criticità = punto di partenza, allenamento e forza.

Come fare?

Il primo passo da fare come insegnanti e di guardare i disturbi dell’apprendimento e la disabilità come una possibilità creativa e funzionale di spiegare in modo diverso la lezione, così da creare da parte dell’alunno interesse, integrazione, inclusione, accettazione e perché no divertimento.

E noi insegnanti? un solo materiale per tutti (in alcuni casi modificato all’occorrenza, ma tu conosci la tua classe 😉 ), si imparano programmi nuovi e ci alleniamo alla plasticità mentale.

Il secondo passo è guardare i punti critici e i campanelli d’allarme dei disturbi dell’apprendimento o disabilità e trovare soluzioni, senza sostituire, compensare l’allievo. Quindi, se il bambino faticherà a leggere, usate immagini, raccontate a voce cosa tratterete, usate poche frasi, fategli prendere le parole chiavi per riassumerle successivamente.

Dategli da fare un compito di classe ecc…

Ricordiamoci che l’allievo deve lavorare e quindi fare fatica, anche se fa fatica più di tutti. Se non lo facciamo lavorare, lui non lavorerà e di conseguenza non imparerà nulla, farà ancora più fatica e si innesca in lui un meccanismo di pensiero “non so fare, non so capace,non mi ci metto” oppure pura pigrizia. e’ sempre un bambino/adolescente, siamo noi insegnanti ed educatori a farlo lavorare, dosando le giuste attività e sequenze di apprendimento.

il terzo passo è pratica pratica e ancora pratica. Le parole volano sulla carta resta.

I disturbi dell’apprendimento e diverse disabilità (mi possono venire in mente i sordi, disprassie, adhd) le parole volano mentre quello che vedono, toccano e provano resta molto di più.

Praticando si impara

Perchè ne hanno fatto esperienza, l’hanno visualizzato, sanno com’è fatto e come comportarsi di conseguenza.

Ti sei mai chiesta come mai i DSA nella parte pratica, creativa e musicale sono molto più veloci e spiccano di più?

Perchè la pratica, l’esperienza è al primo posto.

Nella pratica ci sono poche parole, testi e nozioni da ricordare, ma ci sono molte sequenze concise da poche frasi e ordini ben precisi e loro li riescono a muoversi. i dsa più creativi trovano soluzioni ancora più originali a trovare soluzione al problema, tutto attraverso la pratica.

Non cercate di portarli al vostro tipo di pensiero o “normalizzarli” perchè il funzionamento non sarà mai come vorreste voi, anzi cercate di ispirarvi al loro cervello creativo

la musica può includere?

«La musica, componente fondamentale e universale dell’esperienza e dell’intelligenza umana, offre uno spazio simbolico e relazionale propizio all’attivazione di processi di cooperazione e di socializzazione» (Ministero della Pubblica Istruzione, 2007, p. 64).

Il linguaggio musicale serve all’uomo, indipendentemente dal fatto che abbia disabilità o meno, come punto di riferimento per la propria identità individuale e come integrazione nel mondo. 

Tutti hanno una canzone del cuore, un ritmo mentre camminano e una cadenza mentre parlano.

Le caratteristiche della musica ed essendo un linguaggio universale accettato da tutti è ottima per includere tutti.
Anche la sua didattica se organizzata secondo i principi della UDL, può esser comunicata in maniera diversa e abbattere muri che fino adesso sono state innalzati per no so quale motivo.

La didattica musicale inclusiva è possibile se vogliamo far diventare dinamica, flessibile, divertente e pratico l’apprendimento.

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