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chi legge è la mente

Ma  se  pensassimo  che  l’essenziale
dell’apprendimento
della  lettura  e  della  scrittura
consista  nel  saper  riconoscere  e scrivere
le  lettere  dell’alfabeto
si  commetterebbe  un
 grosso  errore.
Deva

 

Chi legge è la mente e non solo gli occhi.

Nell’immaginario comune la lettura sia compito dell’occhio, ma non è del tutto corretto.
Chi legge veramente è la mente, il nostro cervello

Infatti si commette un grosso errore se pensiamo che leggere sia un azione semplice e lineare, dove per lettura si pensa solo al riconoscere segni e simboli. Non è solo questo.

Leggere è un’azione complessa che mette in campo il cognitivo e il fisico.
Il cognitivo per quanto riguarda la mente, il ricordo, la memoria e la comprensione di quello che vediamo;
il fisico, invece si riferisce a occhi e cervello.

Eh si, la lettura è un azione corporea che parte inizialmente dall’occhio nel suo movimento e dalla vista e successivamente con gli impulsi nervosi arriva al cervello che elabora l’informazione.

L’uno è stretto collegato con l’altro.

Ma quindi…come leggiamo?

Leggere e scrivere è un processo cognitivo, mentale, che richiede processi coordinativi,
d’organizzazione e di molte altre molteplici funzioni mentali: simbolici, percettivi, intuitivi, neuro-motori ecc.
Questo sequenziale coordinamento è regolato dalla mente e dal suo organo, il cervello.

Tutto questo coordinamento, permette di gestire il comportamento umano e costituiscono il cognitivo che garantisce la qualità, la fluidità e la azione.

Si legge con la mente e in modo globale e non specifico.

La mente non legge i singoli definizioni ma legge principalmente globalmente per poi definire al meglio la parola o le note.

Facciamo un esperimento:

Apri uno spartito nuovo (o un testo) cosa noti per primo?
I gruppi neri di note o le singole?
L’espressione  “quanto nero, su questo spartito!”, richiama proprio la lettura iniziale, una lettura globale che va, solo successivamente,
a focalizzarti sul singolo.

E quando il bambino impara a leggere, legge prima tutta la parola e solo successivamente i singoli grafemi.
Può tendere a spezzettare la parola in sillabe, ma sempre predicendo quello che avviene dopo.

Ecco, la mente legge cosi, vede il totale e poi lo specifico e allo stesso tempo predice quello che succede dopo, proprio quando leggiamo una melodia e successivamente ci accorgiamo che non stiamo suonando quello che c’è scritto ma stiamo “predicendo” la fase successiva, e se abbiamo un ottimo orecchio ci frega sempre.

Quindi, quando leggiamo un libro, un articolo o uno spartito succede questo:

SALTI

FISSAZIONI

REGRESSIONI

SCORRIMENTO  IN  AVANTI   TRA  

PERCEZIONE  E  PREDIZIONE….

Nella musica avviene allo stesso modo?

Le note musicali sono le “parole” con cui la musica comunica, infatti costituiscono la sede,
percettiva e cognitiva, in cui si ricompongono gli automatismi che regolano il leggere e lo scrivere.

La difficoltà maggiore che si può avere nella lettura di uno spartito musicale è l’orientamento spaziale non solo all’interno del foglio dello spartito ma anche all’interno della stessa riga, poiché le note hanno diversa ottave (alto, medio e basso) e l’occhio compie diversi movimenti per leggere e rendere la lettura musicale automatica e fluida.

Quindi nei DSA?

Nella musica, a differenza di un testo scritto, la lettura viene complicata dal movimento tra le ottave delle note (l’altezza del suono), dalla loro ripetizione e dalla scrittura di esse (bianche, nere e stanghette varie).

L’occhio-mente non solo dovrà leggere in modo globale e parallelo ma su molti piani: altezza del suono, com’è scritta, la coordinazione sinistra-destra, la ritmica e orientamento dello spazio.

Creando nel DSA, ma anche per chi legge per la prima volta, difficoltà come inciampi, inversioni, ambigua direzionalità ecc.
Portandolo alla confusione, all’inversione delle note, all’inversione delle altezze, al salto di battute o di righe.
Per questo molti musicisti DSA fanno finta di leggere, non leggono veramente ma avendo un ottima memoria uditiva impareranno a memoria il brano ma non leggeranno veramente.

Fate una prova, per stanarli: prendete lo spartito che conoscono bene, fateli “leggere” e bloccateli a un certo punto dello spartito e chiedetegli di ricominciare da qualche battuta prima o chiedetegli di leggere quella battuta, loro non sapranno dove si trovano della musica e quando inizieranno a leggere non leggeranno quello ché stato scritto.

Attenzione!

Questo comportamento lo si vede anche:

  • nei principianti perché stanno imparando;
  • negli amatori musicali che “non leggono” perché sentono e producono la musica che gli piace (anche li non leggono ma ricordano)

Nei DSA questo comportamento è costante, ripetitivo nel lungo tempo e lo si vede ovunque, dalla scuola alla vita quotidiana.

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